Ass. Donne Geometra – La qualità dell’aria negli uffici: nuove strategie per il monitoraggio degli inquinanti

Si pubblica l’informativa dell’Associazione Nazionale Donne Geometra – La qualità dell’aria negli uffici: nuove strategie per il monitoraggio degli inquinanti.

La qualità dell’aria indoor negli uffici non è più un tema marginale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Rapporti ISTISAN 25/15, 2025), gli ambienti di lavoro devono essere considerati a tutti gli effetti come spazi cruciali per la salute pubblica, al pari delle abitazioni e delle scuole. Trascorriamo infatti in ufficio oltre 65.000 ore nel corso della vita lavorativa, con un’esposizione prolungata a potenziali agenti chimici e biologici che può incidere su benessere, produttività e costi sanitari.
Il documento elenca le principali sostanze da monitorare negli uffici:

  • Composti organici volatili (COV e VVOC): derivano da materiali da costruzione, arredi, prodotti per la pulizia, stampanti e fotocopiatrici. Alcuni sono classificati come cancerogeni (benzene, formaldeide).
  • Particolato fine (PM10 e PM2,5): particelle sospese che possono veicolare metalli e microinquinanti organici, con effetti respiratori e cardiovascolari.
  • Microinquinanti organici e inorganici: IPA, diossine, PCB e metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel, piombo).
  • Agenti biologici: batteri, funghi, virus (inclusi gli Infectious Respiratory Particles), allergeni.

Questi contaminanti, pur presenti a basse concentrazioni, assumono rilevanza in uffici moderni spesso sigillati e dotati di sistemi di ventilazione artificiale.
Le strategie di monitoraggio
Il rapporto propone una serie di azioni concrete per i datori di lavoro, i responsabili della sicurezza e le autorità sanitarie:

  • Raccolta di informazioni preliminari su edificio, materiali, sistemi di ventilazione e modalità di utilizzo degli spazi.
  • Piani di monitoraggio mirati, che prevedano campionamenti regolari in diversi ambienti: open space, sale riunioni, archivi, reception.
  • Scelta dei metodi di campionamento: attivi (con pompe e filtri), passivi (per diffusione), canister o sensori in tempo reale.
  • Valori guida di riferimento: si raccomanda di utilizzare quelli elaborati dalla WHO e adottati a livello europeo, poiché i limiti di esposizione occupazionale non sono adatti agli uffici.
  • Controllo costante della CO₂ e dei parametri microclimatici (temperatura, umidità, velocità dell’aria) come indicatori indiretti di ventilazione adeguata.
  • Coinvolgimento del personale attraverso formazione, buone pratiche di ventilazione e gestione delle pulizie.

In Italia, sottolinea l’ISS, esiste un ritardo legislativo: manca ancora un quadro normativo organico sulla qualità dell’aria indoor negli uffici. È quindi urgente aggiornare il DLgs 81/2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, inserendo specifici riferimenti agli inquinanti chimici e biologici.
Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 e le linee guida per la preparazione a pandemie respiratorie ribadiscono l’importanza di ambienti salubri e ventilati. Migliorare la qualità dell’aria non significa solo prevenire malattie respiratorie o allergiche, ma anche aumentare produttività e benessere.
Il messaggio del rapporto è chiaro: la qualità dell’aria indoor deve diventare una priorità strategica per la salute sul lavoro. Monitorare, prevenire e migliorare la ventilazione negli uffici non è un costo, ma un investimento in salute, produttività e sostenibilità, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Allegato la guida dell’ISS